giovedì 16 ottobre 2008

Politiche culturali e giovanili a Marineo: le mie idee e le mie proposte


  • Il concetto di democrazia è vuoto se le istituzioni non riescono ad includere i diversi soggetti e se la politica, e le politiche, non contribuiscono a rendere effettiva la partecipazione. Non possiamo immaginare la democrazia come una conquista definitiva, acquisita una volta per tutte, quanto piuttosto come un bene da conquistare, giorno per giorno: a tal fine una democrazia che “funzioni” non può prescindere dall’allargamento e dal consolidamento dei diritti. Si tratta pertanto di espandere la sfera dei diritti e di riconoscerne di nuovi a partire dalla fascia giovane della popolazione. Questa ultima ha infatti sofferto l’asfissia di spazi autonomi di espressione e la subordinazione ad etichette definite dalla popolazione adulta (la questione giovanile”, “il problema dei giovani”, “l’allarme giovani”, etc.) che, grazie anche ad altre istituzioni come i mass media, non hanno fatto altro che contribuire ad una definizione allarmistica ed allarmante della condizione giovanile, rendendola “problema”. È chiaro verosimilmente che l’allarmismo, forse, risieda soprattutto nella conflittualità che il mondo “adulto”, istituzioni in primis, determina quando si accinge a “contenere”, “controllare” ed “integrare” la compagine sociale formata dai giovani. È bene tuttavia ricordare che la conflittualità è certamente condizione latente e manifesta della dimensione giovanile, ma sarebbe più cauto non leggere tale conflittualità quale caratteristica (psicologica, biologica, socio-relazionale, etc.) dei “giovani” quanto piuttosto l’espressione delle tensioni che attraversano TUTTA la società, a partire dalla nostra realtà locale, da Marineo. Le conflittualità e le tensioni giovanili, quanto viene definito a seconda del punto d’osservazione “vandalismo”, “delinquenza”, “devianza”, etc., non fanno altro che restituirci, gravemente e senza alcun compromesso, una richiesta di riconoscimento, forse in maniera ridondante, ma di certo ci viene restituita tutta la nostra incapacità di ascoltare. Ed è allora che diventa più facile definire un fenomeno come “problematico” o da “controllare”, perché non siamo in grado di definirlo, non ne condividiamo codici e linguaggi, non lo “riconosciamo”. Gli errori di un modo “vecchio” di pensare istituzioni e servizi, di attrarre consenso ed erogare benefici è stato assai più violento di quella “violenza” giovanile che è una forma ridondante di comunicazione: ha ignorato proprio quei soggetti che ne dovrebbero garantire la riproduzione.
    E lo ha fatto in maniera sottile, subdola. Ha fatto in modo di appropriarsi delle domande sociali che riteneva vantaggiose in termini di consenso, istigando nei giovani una relazione cinica e di comodo (strumentale) con il sistema politico, una dimensione fatalista dell’esistenza o, al contrario, una rapporto di convenienza che si basa sull’idea del sistema politico come erogatore di benefici, per pochi, o “per chi è figlio di”. Il fatalismo e il rapporto clientelare sono il corrispettivo “adulto” della “noia” e del cinismo “giovane”. E chi voglia scomporre e distinguere le due dimensioni, quella “adulta” e quella “giovane”, sa di fare un errore grave e di perpetrarlo. Abbiamo perso fiducia perché sono stati definiti obiettivi e priorità sganciate da domande sociali concrete, abbiamo perso partecipazione perché la gente non si riconosce nelle scelte. Bisogna ritornare a produrre “beni pubblici”. E beni pubblici non sono soltanto oggetti definibili materialmente (questo o quel intervento per le strade, nei campetti per lo sport, nei centri sociali o di aggregazione, etc.) ma sono anche beni “relazionali”, qualcosa di immateriale ma che viene riconosciuta dalla comunità e che è in grado di creare fiducia a partire dai giovani. Ma come posso avere fiducia in qualcosa che non sento mio? Perché i giovani inizino ad avere fiducia è necessario riporgliela: è indispensabile che i giovani possano esercitare un’influenza sulle decisioni ed ogni attività che li riguardi. Ma perché questo processi si inneschi, è necessario riconoscere loro ruoli specifici.

    Proposte:

    individuare meccanismi di coprogettazione: investire sui giovani per lo sviluppo del territorio a partire dalle domande sociali concrete
    intercettare le forme di partecipazione giovanile (volontariato; associazionismo giovanile in senso stretto, centri di aggregazione, le espressioni giovanili –graffiti , etc. – gruppi informali, nuove tecnologie, etc.)
    programmi di peer education ed information (in cui i cui peer sono i leaders dei gruppi che si formano alla partecipazione attiva)
    percorsi di formazione per “orientatori alla cittadinanza”, rivolti agli operatori che lavorano con i giovani (a partire da docenti, educatori ed animatori);
    sostenere le organizzazioni giovanili di qualunque natura come agenzie di educazione non formale alla cittadinanza”, promovendo lì percorsi su legalità o su altri temi generatori (es. globalizzazione, lotta al razzismo, prevenzione, pace, aids, Nord Sud del mondo, accesso a casa, credito, informazione, ecc.);
    prevedere nuove forme di rappresentanza all’interno degli attuali modelli di governance territoriale (legge 328/00), facendo in modo che i giovani prendano parte ai Tavoli di progettazione partecipata sulle tematiche che direttemente o indirettamente li coinvolgono;
    avviare esperienze di bilancio partecipato nell’ambito delle politiche giovanili (che servono a tutta l’Amministrazione), predisponendo un regolamento e figure di raccordo
    no agli interventi monotematici (Informagiovani, sportello etc.), bisogna predisporre azioni plurime con strategie di connessione (scuole, associazionismo, famiglie, etc.), perché gli interventi abbiano più incidenza ed efficacia;
    scegliere opzioni culturali forti per partire da progetti giovani a progetti di comunità: partendo da interventi sui giovani bisogna lavorare sull’integrazione e l’inclusione. Per esempio Torino con il progetto “Periferie” (http://www.comune.torino.it/periferie/; http://www.comune.torino.it/periferie/azioni_sviluppo_locale/San_Donato/San_Donato_iniziative.htm ) ha trasformato spazi comunali senza più destinazione d’uso (in particolare scuole), in CAG aperti da pomeriggio a notte e veri e propri laboratori musicali, espressivi e culturali, di cui possono beneficiare tutta la comunità. Ed ancora vi suggerisco di dare un’occhiata a Vedogiovane (coop. sociale di Borgomanero http://www.vedogiovane.it/interventi.php ) che ha definito spazi in convenzione con l’Amministrazione comunale, pensati con all’interno un equobar, cioè un bar con i prodotti del commercio equo e solidale , ma anche locali di qualità e biologici. Spazi aperti da mattino a notte, veri e propri cantieri culturali giovanili, dove l’espressività è di casa, in quanto offrono spazi per mostre di giovani artisti, sale prove, skate park, campi di calcio a 5, concerti, incontri, dj set, jam musicali, teatro, cinema, video, tecnologie digitali. Quindi un unico spazio che offre più servizi, ma molto calato nelle comunità locali in quanto frequentato non solo da giovani, ma anche da adulti, anziani, famiglie e bambini (soprattutto là dove questi spazi sono all’interno dei parchi delle città e lì vengono organizzati i Centri estivi). Pensate che significherebbe il bosco di Ficuzza e annessi e connessi.
    produrre sviluppo a partire dai giovani. Creare attività che a partire dai giovani ricadano su tutta la comunità significa – riporto dal sito di Borgomanero - “in ottica di risorse, poter attingere anche da altri capitoli del bilancio, ma soprattutto creare luoghi che generano risorse. E da un duplice punto di vista. In primis perché i vari servizi (sale prove, calcio a 5 e soprattutto equobar) prevedono prezzi che, seppur politici, permetto il sostegno a chi lì lavora. Ed in secondo luogo perché questi spazi giovanili polarizzano energie, passioni ed impegno. Ciò significa potersi avvantaggiare di un “effetto moltiplicatore” che è prodotto dalla partecipazione dei giovani a queste strutture, effetto che si rivela particolarmente significativo poiché incoraggia i giovani ad esercitare i loro diritti di cittadinanza attiva. Non solo: è un impegno che se dovesse essere valutato economicamente per il lavoro diretto, o in termini di oneri figurativi o per le “economie da contatto”, probabilmente si evidenzierebbe che per ogni euro investito dalla Pubblica Amministrazione per i giovani, se ne valorizzano almeno due. Inoltre si darebbe vita ad una leva che porta nel tempo una serie di risultati positivi inattesi dovuti sia a richieste di possibili riproduzioni dell’azione al di fuori delle attività presentate dal progetto; sia ad estensioni di parti, che azioni nuove e sperimentali che da questi volani possano essere avviate. E poi in questi ambiti i giovani si sperimentano, acquisendo abilità pro sociali, sviluppando un’attitudine al lavoro, acquisendo elementi di imprenditività e, come già detto, diventando cittadini attivi”.
    Una politica di formazione e di educazione che favorisca la partecipazione dei giovani: bisogna entrare in sinergie con le scuole presenti nel territorio
    Una politica sanitaria: per favorire l’emergere e l’attuazione di progetti promossi da giovani e che rientrino nella prospettiva dello sviluppo, nel concetto di salute nella sua dimensione più vasta e di dinamica della vita collettiva (tabagismo, alcool, malattie sessualmente trasmissibili: sempre in un’ottica di partecipazione e integrazione, partnership tra amministrazioni e strutture a diversi livelli;
    Una politica a favore dell’uguaglianza tra le donne e gli uomini: conoscere e individuare le differenze tra ragazzi e ragazze e rimuoverne le disuguaglianze strutturali e culturali
    Una politica specifica per le regioni rurali
    Una politica di lotta alla discriminazione
    Una politica in materia di sessualità
    La formazione per la partecipazione dei giovani
    Favorire la partecipazione dei giovani grazie alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione
    Consigli dei giovani, parlamenti dei giovani, forum dei giovani Assistenza alle strutture di partecipazione dei giovani
    SVE - attivare il Servizio Volontariato Europeo


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